Controversa sulla terapia sostitutiva ormonale

La controversia sulla terapia ormonale sostitutiva in menopausa (TOS) degli ultimi 10 anni (dal 2000 al 2010) ha generato diffidenza, disinteresse e sfiducia nei confronti di questa cura. Ad esempio in Italia solo il 3% di tutte le donne in postmenopausa sono sotto terapia ormonale, contro il 50% delle ginecologhe e delle mogli dei medici.

E’ molto più semplice, schematico e redditizio affermare: “La menopausa è naturale, signora, si sa. Ci vuole pazienza!”. In pochi minuti la visita è finita, senza rischi e senza problemi prescrittivi. Attualmente la maggior parte dei medici si trova di fronte a dei grossi grattacapi: demotivazione a colloqui lunghi per spiegare pro e contro della terapia, preoccupazioni medico legali, difensivismo terapeutico... Vi è la percezione della consultazione come se si fosse trasformata in una sorta di marketing, in cui lo scopo finale è quello di vendere un ormone, come se il medico facesse gli interessi della ditta farmaceutica. Più cerca di motivare la giustificazione terapeutica sulla base delle conoscenze attuali e più ottiene l'effetto opposto. È anche vero che non è facile da capire.

Purtroppo però di fronte ad una donna premunita sulla terapia sostitutiva ormonale e piena di credenze non vi è nulla da fare. Il medico sa già dopo pochi minuti se vi è uno spazio pronto ad accogliere l'informazione e se non vale più la pena proseguire la discussione. Obbligato molte volte assistere impotente alle giustificazioni, basate sulle credenze per non intraprendere una terapia. Altre vorrebbero la terapia, ma gli effetti secondari possibili sono un deterrente per non assumerla. Queste donne vivono il seguente conflitto: trarre i benefici della TOS senza assumerne i rischi descritti nel bugiardino. E pertanto vanno in macchina, in bicicletta, in moto, camminano sul marciapiede, attraversano la strada, addirittura fumano o bevono alcool ... e non hanno paura. Strano, non è vero? Questi rischi non fanno paura, eppure se fossero coerenti con il loro pensiero, non lo farebbero.

Ignorare i sintomi, i segni che la donna porta in consultazione e i rischi che la mancata terapia ormonale comporta per la salute cerebrale, ossea e cardiovascolare, oltre che per la qualità di vita generale e sessuale è veramente difficile da accettare. Alla fine si riesce a prescrivere una terapia naturale che pur sollevando certi sintomi, come ad esempio le vampate di calore, sono lontane nell'aver dimostrato la loro efficacia a lungo termine. Le terapie naturali hanno il loro posto come seconda intenzione, la dove gli ormoni non possono essere prescritti.

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