Il clampaggio del cordone ombelicale

Come già descritto in precedenza, il cordone ombelicale è un funicolo lungo circa 60 cm che collega la faccia fetale della placenta al feto e che mediante due piccole arterie e una grossa vena, garantisce gli scambi di gas e nutrienti tra mamma e bambino. Questi fondamentali scambi continuano anche durante il parto, più precisamente finchè la placenta non si stacca dalla parete uterina, tanto che fino a questo momento i vasi continuano a pulsare ancora per un paio di minuti.

Il clampaggio avviene ponendo una clip (una sorta di molletta) a qualche centimetro di distanza dall'ombelico del neonato e un'altra poco distante dalla prima. In questo modo è possibile tagliare tra le due annullando completamente il rischio di perdita di sangue dai vasi del cordone. Cari papà, in questo momento di notevole importanza simbolica, l'ostetrica vi darà la possibilità di effettuare il taglio. Se non siete troppo impressionabili, approfittatene: vi permetterà di sentirvi coinvolti nel momento del parto non solo emotivamente e come supporto, ma anche fisicamente e di sicuro conserverete il ricordo di questo gesto per tutta la vita.

Fino a qualche anno fa vigeva la convinzione che una volta nato il bambino non fosse più necessario mantenere attivo questo collegamento, anche quando la placenta era ancora attaccata, in quanto i meccanismi di adattamento respiratori e nutritivi si attivano al momento stesso della nascita. Pertanto si era soliti clampare il cordone solamente dopo la nascita.

Oggi invece si utilizza il metodo del clampaggio tardivo, perciò finchè i vasi non smettono di pulsare, o almeno per i primi 60-120 secondi, il cordone rimane attaccato alla placenta. Questo comportamento permette di favorire il passaggio degli ultimi millilitri di sangue ossigenato contenuti nei villi placentari, che di fatto rimangono di "proprietà del neonato", e facilitare i processi di adattamento alla vita extrauterina del nuovo nato, migliorando oltretutto anche i suoi valori di emoglobina e ferritina e quindi ridurre i rischi di una successiva anemia.

La tendenza attuale è quella di allargare l'utilizzo di questa pratica anche ai parti con nati prematuri e ai tagli cesarei, ovviamente però dove la sua attuazione non andrebbe ad inficiare la buona riuscita dell'atto clinico. Spesse volte, in queste situazioni, non avendo a disposizione lunghi tempi di attesa, si propende ad eseguire una sorta di spremitura del cordone, chiamata "milking", per poter cedere al neonato il sangue cordonale in tempi brevi.

Qualora voi abbiate deciso di procedere alla raccolta del sangue cordonale per autoconservarlo o donarlo, allora purtroppo non sarà possibile effettuare il clampaggio tardivo. In questi casi infatti, per poter avere una quantità di sangue cordonale sufficiente, di solito almeno 70-100 ml, il cordone deve essere clampato e reciso immediatamente per procedere alla raccolta con successo.

Condividi