Il sacco amniotico

Come già descritto in precedenza il sacco amniotico inizia a staccarsi leggermente dalla parete uterina fin dagli ultimi giorni della gravidanza. Infatti, insieme al muco, sugli slip compaiono anche delle striature di sangue, dovute proprio alla rottura di alcuni capillari della parete uterina. Quando cio’ accade, se il feto ha già iniziato il suo adattamento al canale del parto, si forma la “borsa anteriore delle acque”, quindi parte del liquido amniotico si concentra davanti alla testa del bambino e funge da perno per la dilatazione. Di conseguenza, con l’avanzare della dilatazione della bocca uterina, l'area di sacco amniotico sottoposta anche una pressione esterna è sempre maggiore e questo fa si’ che si possa rompere in qualsiasi momento, causando quindi la fuoriuscita di un’abbondante quantità di liquido.

Sebbene da questo momento in poi la pressione sulla bocca uterina sarà piu’ violenta, in quanto esercitata direttamente dalla testa del bambino, e non piu’ dal sacco, questo fatto è positivo, in quanto verranno liberate in circolo prostaglandine che contribuiranno a migliorare l’efficacia dell’attività contrattile. In alcuni casi potrà anche capitare che il sacco si mantenga integro fino al raggiungimento della dilatazione completa. Se cio’ dovesse capitare si procede normalmente con la rottura artificiale del sacco, detta “amnioressi”, che rimane comunque del tutto indolore, in quanto le membrane amniotiche non presentano recettori dolorifici.

In qualunque momento si romperà il sacco amniotico sarà importante osservare le caratteristiche macroscopiche del liquido amniotico e in particolar modo il colore, la densità e l’odore. Normalmente sarà trasparente, con una densità simile all’acqua e inodore. Tuttavia, se il bambino avesse già meconiato, potrà assumere un colore verde-marrone e diventare anche molto piu’ denso e consistente, mentre assumere un odore acre qualora ad esempio ci fosse un’infezione in corso.

Condividi