La certezza della fedeltà non esiste per nessuno al mondo (HIV)

Se uno dei partner si concede un'avventura dovrebbe informarne l'altro partner e quindi accertarsi di non essere infettato. Da lì si ricomincia con la strategia della prevenzione. Se pensiamo che un test prima che diventi positivo possa addirittura nei casi estremi attendere sei mesi prima che si veda, allora possiamo capire la complessità del problema. Le osservazioni sul comportamento umano ci dicono proprio che l'ultima persona a venire a conoscenza di una relazione al di fuori della coppia è proprio il partner stesso quindi è poco probabile che in una coppia stabile, che si vuole bene, il/la partner che ha avuto l'avventura lo comunichi all'altro.

Anche se nei programmi di prevenzione si parla di "comportamento riprovevole, anche in caso di utilizzo del preservativo, poiché non esclude il contagio" nella realtà tale comportamento lo si ossserva tutti i giorni. Non condivido certamente il riprovevole, in quanto annunciare al partner di aver avuto l'avventura è pieno di conseguenze sul piano relazionale, sul piano sociale, sul piano economico eccetera. È bene che la medicina eviti interpretazioni moralistiche.

Dunque la più parte delle relazioni al di fuori di una coppia stabile è da considerarsi un'avventura e non un desiderio di cambiare partner. Anche se in Occidente non esiste nessuno essere umano contento che il proprio partner abbia avuto una relazione al di fuori della coppia (che sia etero o omosessuale), questo non significa la dissoluzione della coppia. Se fosse così le statistiche ci direbbero che il 90% delle coppie dovrebbero separarsi: non è quello che si osserva. Ridurre il numero dei partner è realistico e realizzabile?

Più alto è stato il numero dei partner sessuali nella mia vita, più alta sarà anche la probabilità di essere infettato con l’HIV. La riduzione dei partner sessuali è una importante misura preventiva tuttavia si scontra fortemente con il comportamento sessuale. Inoltre se sappiamo quanto importante avere esperienza in questo campo per poter sfruttare tutte le potenzialità che la sessualità ci offre, allora le due misure sono in contraddizione. È vero l'ideale sarebbe, dal punto di vista della prevenzione HIV, astenersi completamente dagli rapporti sessuali finché non si sia trovato il partner "giusto". Questo è veramente poco realistico. Tuttavia occorre differenziare quando si consiglia di ridurre il numero dei partner. Il rischio di infezione da HIV sussiste soltanto se uno dei partner è sieropositivo. Il rischio di contagio è molto più elevato nei cosiddetti gruppi a rischio: per esempio prostitute, omosessuali, tossicodipendenti per endovena, persone provenienti da regioni con l'alta prevalenza da HIV come l'Africa subahariana, che non nel resto della popolazione.
Due giovani non corrono alcun rischio di infezione da HIV se non hanno mai avuto in precedenza rapporti sessuali e non hanno assunto droghe per endovena. Un nuovo gruppo chiaramente rischio è quello costituito da quelli/quelle che hanno rapporti occasionali senza desiderio amoroso. Qui il numero dei partner è più elevato. L'introduzione del testo rapido dovrebbe permettere di ridurre il rischio dei rapporti a rischio a condizione che sia eseguito in presenza dei due partner. È indispensabile quindi un'attenta valutazione del partner o della partner sottoponendosi al testo rapido. È altrettanto importante evitare, per quanto possibile ogni contatto sessuale con una persona sieropositiva. Se un partner è sieropositivo e si sottopone alla ART è meglio che si consulti con il medico prima di avere rapporti sessuali. Dovevo chiedergli sia fatto ultimamente il test HIV?

In Europa occidentale e nell'America settentrionale il 25-50% dei sieropositivi non sa di essersi infettato. La percentuale è particolarmente elevata fra i giovani sieropositivi: il 50% di loro non sa di essersi contagiato e ben l'80% dei giovani omosessuali ignora il proprio stato. Vari studi indicano che l'informazione è parte integrante della prevenzione HIV. Chi sa di essere sieropositivo si comporta in modo più responsabile di chi ignora di essersi infettato ed evita inoltre di contagiare i propri simili. Fare il test HIV insieme

Per chiarire il proprio status sierologico è consigliabile recarsi insieme da un medico per una consulenza e fare il test HIV. Dopo essersi conosciuti è consigliabile fare questo passo prima di avere rapporti sessuali. Il medico risponderà a tutte le domande e seguirà la coppia fin quando sarà stata esclusa per entrambi i partner l'infezione da HIV, ma anche una coppia stabile che avesse dubbi in merito al proprio status sierologico, farebbe bene a discutere tutte le questioni con un medico e a fare quindi il test HIV. Questo modo di procedere, crea reciproca fiducia e permetterà di escludere il contagio da HIV. Alcune coppie sono incapaci di affrontare questo argomento delicato con calma, obiettività e sincerità. Uno specialista potrebbe esser loro d'aiuto nell'affrontare con franchezza l'argomento. È utile sapere che esistono uomini e donne, giovani e meno giovani, bella/o o brutta/o, bellissima o bellissimo, che pur sapendo di essere sieropositivi, hanno rapporti volutamente non protetti. Impossibile per una donna, ma anche per un uomo riconoscerli. Le motivazioni sono diverse, ma per alcuni "siccome ho ricevuto io da un sieropositivo e non lo sapevo allora non vedo per quale motivo devo stare attenta agli altri, visto che non sono state attenti con me". Dunque un sieropositivo non si riconosce. Nell'occasione una coppia può trovare anche il coraggio di discutere altri problemi o di richiedere l'aiuto di terzi per eventuali problemi di coppia. Se uno o entrambi i partner risultano sieropositivi al test il medico potrà offrire loro, se ne ha la competenza, il sostegno morale e le conoscenze diagnostiche e terapeutiche di cui disponiamo oggi.

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