Quali sono i rischi legati ad una diagnosi precoce?

In linea di principio i rischi legati a una diagnosi precoce sono due: il primo è quello di trovare un tumore in sito e che non necessariamente si trasformerà in tumore invasivo, mentre l'altro è quello di moltiplicare il numero degli accertamenti invasivi in pazienti sane e ben portanti.

È opinione generale e fonte di grande confusione che prima si riconosce un tumore al seno, meglio è. Questa credenza sebbene pur comprensibile non corrisponde necessariamente alla verità. In effetti la mammografia può individuare alterazioni pre-tumorali, comunemente chiamate carcinomi in situ (DCIS, LCIS etc.).

Normalmente queste lesioni si manifestano con piccoli depositi di calcio chiamate "microcalcificazioni" (visibili unicamente tramite mammografia) e che con il tempo potrebbero anche trasformarsi in tumori maligni veri e propri. Qui il potrebbero è giustificato poiché non siamo sicuri che una lesione pre-tumorale si trasformi in carcinoma invasivo vero e proprio. Questo vuol dire che ogni qualvolta scopriamo una di queste lesioni, anticipiamo il loro trattamento anche se quest'ultimo può non migliorare il risultato definitivo, ma soltanto anticipare il momento della cura e la relativa preoccupazione.

Dire a una persona che sei portatrice di un tumore in sito non è di facile comprensione per chi non ha dimestichezza con la tematica. Il dilemma è quindi se trattare questo tipo di patologia oppure se evitare il trattamento visto che non necessariamente svilupperà un tumore maligno invasivo. All'ora attuale non c'è una risposta univoca è questo grande interrogativo. La genesi i precoce comporta quindi dei rischi che è bene valutare, anche se molti concordano che consente di individuare tumori più piccoli che, nella stragrande maggioranza dei casi, possono poi essere trattati con terapie meno invasive e mutilanti. Il secondo rischio legato ad una mammografia precoce vi falsi sospetti di tumore al seno che, in un secondo momento si rivelano infondati. Espresso in cifre ciò significa che sull'arco di 10 anni circa 240 donne su 1000 devono sottoporsi a ulteriori accertamenti a causa di un referto sospetto che poi risulta non confermato: come già detto sopra si parla in questo caso di risultati "falsi positivi". Dunque, anche la mammografia ha i suoi limiti.

Quando vengono evidenziate delle anomalie sono richiesti ulteriori approfondimenti. La maggior parte di queste anomalie non sono dovuti alla presenza di un tumore al seno, ma sono in realtà dei risultati "falsi positivi" e creano e indiscutibilmente ansia in quelle donne che devono ripetere l'esame o sottoporsi a ulteriori indagini. Il numero dei falsi allarmi è più alto nelle donne più giovani mentre tende a diminuire con l'età. Vi sono studi che dimostrano che nell'arco di 10 anni (nel caso di esami ad intervalli di due anni) quasi la donna su quattro (il 24%) riceve almeno una volta una diagnosiche si rivela un falso allarmei in circa 60 donne su 1000è inoltre necessario procedere a un prelievo di tessuto (detto biopsia) per chiarire il risultato della mammografia. Se tutte le mammografie fossero effettuate in centri specializzati e accreditati, la percentuale di falsi allarmi sarebbe comunque ridotta in modo considerevole.

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