Covid-19: troppo trardi (13 marzo 2020)

COVID-19: TROPPO TARDI?

13 marzo 2020

Dr. Jeffrey Pedrazzoli 

 

Restiamo uniti e cerchiamo tutti insieme di trovare una soluzione anche a fronte di opinioni profondamente divergenti. 

Premetto che ognuno cerca di fare il meglio per la popolazione. Sappiamo pure che i consigli divergono anche tra gli specialisti, le autorità politiche e quelle amministrative. Inoltre tutti noi abbiamo paura ed è umano. Anche i medici hanno paura. Ma non confondiamo la paura con il panico, l’irrazionale. 

Ho condiviso per la prima volta informazioni sul coronavirus il 5 febbraio, sia nell’ambiente sanitario che con amici e conoscenti. Avevo avuto un particolare interesse per l’infezione sin da subito e soprattutto temevo che essa sarebbe ben presto arrivata in Europa.  

I media diffondevano svariate notizie e se ne discuteva nell’ambiente medico, ma l’infezione appariva ancora un evento lontano, addirittura in Cina. Poiché le informazioni, dal punto di vista scientifico, erano ancora contraddittorie, si è mosso ben poco sul piano concreto. Questo anche se l’ufficio federale della sanità pubblica stava, naturalmente, seguendo l’evoluzione dell’epidemia. 

Forse perché quando sono arrivate le epidemie come l’aviaria e l’Ebola si era gridato “al lupo! al lupo!” ma alla fine il problema non ci aveva toccato. 

I sistemi sanitari cantonali in questa occasione hanno scelto la via della prudenza per non creare panico nella popolazione. Giusto o non giusto, a bocce ferme e fuori dalle tempeste queste scelte dovranno essere ben motivate alla popolazione. 

Il 23 febbraio ho scritto  nuovamente perché fino ad allora anche nell’ambiente dove lavoro, non si era preso, e neppure anticipato, alcun provvedimento. È molto strano che i Medici siano stati solo parzialmente coinvolti. 

Si è continuato a banalizzare e a relativizzare anche in TV, alla radio, nei media: “É una semplice influenza”, “L’influenza stagionale uccide di più” etc.,  mentre da una altra parte si alzavano voci sempre più autorevoli che descrivevano la realtà tale e quale come si presentava: nuda e cruda. 

Al punto che alcuni medici e studi medici, influenzati dai messaggi dei media, deridevano coloro che prendevano misure più prudenziali. Ma già si profilavano tre prototipi di medici: i non credenti, gli “angosciati”, e quelli che alla luce delle notizie che pervenivano quotidianamente dalla vicina Lombardia e dalla lontana Cina avevano “capito”.

Il pensiero dominante diffuso dai Mass Media è stato comunque quello di rassicurare... e di mantenere l’economia. Questo anche se il FMI (Il fondo monetario internazionale) asseriva che sarebbe costato meno prendere dei provvedimenti drastici fin da subito, piuttosto che far progredire l’epidemia. 

Era chiaro che per l’FMI l’economia sarebbe stata toccata nel suo cuore, ma i costi generati dall’epidemia sarebbero stati maggiori di quelli generati dall’applicazione di misure restrittive.  

Le autorità insomma hanno deciso per scelte politiche ed economiche secondo loro “obbligate”, in quanto a loro avviso l’epidemia era sostanzialmente incontrollabile e non si poteva fare diversamente. 

La loro è stata una scelta "alla svizzera": piccoli provvedimenti giornalieri quando in Cina e in Lombardia era già evidente la forza inarrestabile dello tsunami, certamente non contenibile con piccoli provvedimenti graduali. Ricordate la crisi economica dei “subprime”? Pochi l’avevano prevista, molti la negavano, ma poi tutta l’economia mondiale l’ha subìta. 

Ora non ride più nessuno, ma dal 5 febbraio ad oggi 13 marzo, ho l’impressione che abbiamo perso tempo! Molto, molto tempo. I dati parziali della Cina li avevano a disposizione, come pure quelli italiani, per poter prendere ed imporre delle misure più restrittive e preparare l’opinione pubblica ad affrontarla con più efficacia e serenità. 

Credo però che, come ha sostenuto recentemente l’ex chimico cantonale, un giorno qualcuno dovrà pur rendere conto delle sue decisioni! 

Lo stato deve essere forte e autorevole in condizioni di emergenza nazionale e questa era un'occasione d'oro per dimostrarlo.

Mi auguro che un domani, qualora analisti referenziati ed indipendenti dovessero rilevare gravi criticità nelle decisioni politiche e severe conseguenze delle stesse, di questo i responsabili siano tenuti a rendere conto alla popolazione, come è giusto in un regime democratico. Che almeno questa esperienza possa adeguatamente servire nel caso di una futura maleaugurata nuova pandemia.

Il sacrificio di vite umane e la futura permanente disabilità di alcuni sopravvissuti grazie alla rianimazione saranno da considerare una conseguenza inevitabile dell’epidemia oppure si sarebbe potuto fare di meglio? Questa domanda richiederà una risposta! 

Vi sono state critiche quasi minacciose da parte di alcune Personalità di Stato verso Medici che non condividevano i loro provvedimenti di politica sanitaria. Questo è inaccettabile in uno stato di diritto (oltre che anche in uno stato autoritario). In Economia i Politici si avvalgono di Economisti, ma l'Economia non è una scienza esatta (e infatti spesso ha evoluzioni imprevedibili). La Medicina al contrario è una Scienza quasi esatta, si basa sulla analisi dei dati reali e ne tira le conclusioni. Per cui i Politici devono decidere dopo aver sentito gli esperti, che in questo caso sono i Medici. Molti Virologi italiani illustri avevano già espresso da molti giorni la loro opinione ed i provvedimenti che sarebbero stati da prendere!

Oggi, 13 marzo, alcuni Medici hanno osato alzare il tono (ma solo oggi !) e scrivono: “L'epidemia di coronavirus fa sempre più paura. E preoccupa anche (e soprattutto) la sanità. Tanto che oggi l'EOC e la Clinica Moncucco hanno scritto una lettera al governo chiedendo «l’interruzione di tutte le attività non essenziali compresa la chiusura di tutte le scuole». I firmatari - il direttore generale, il capo e il vice capo area medica, il coordinatore taskforce di EOC e i due direttori della Moncucco - prevedono uno scenario molto preoccupante: «2.500 persone ospedalizzate, con 250 pazienti ventilati su un’ondata epidemica di 60 giorni. Le curve epidemiche di contagio in Ticino riproducono con circa tre settimane di ritardo quanto osservato in Lombardia». Ma potrebbe andare anche peggio. Almeno secondo le previsioni degli esperti. Viene infatti prospettata «una situazione ancora più grave (della Lombardia, ndr), alla quale non potremo far fronte se la crescita dei contagi non verrà contenuta».

A mio avviso si sarebbe dovuto dire subito alla popolazione la verità: invece è stato scelto di sacrificare la salute della popolazione a scapito dell’economia, perchè in teoria la maggior parte di coloro che verranno infettati da COVID-19 dovrebbe uscire indenne senza gravi conseguenze.   

Per questi motivi l'EOC e la Clinica Moncucco chiedono al Governo Federale d'ispirarsi all'Italia, e nello specifico alla Regione Lombardia, e di chiudere «tutte le attività non essenziali». La Sanità conclude il proprio grido d'allarme appellandosi al Consiglio di Stato: «Vi preghiamo senza esitazioni, di avere il coraggio di prendere misure radicali da applicare in modo tempestivo». Perché «di tempo da perdere non ce n'è più. E ogni giorno, ogni ora conta».

Stiamo a vedere ormai, “les jeux sont fait”, ma dobbiamo muoverci tutti insieme per contenere il propagarsi dell’infezione. Ogni sforzo conta. SI POTEVA FARE MEGLIO? Ora con la domanda della chiusura delle frontiere non si tratta più di diminuire la forte diffusione dell’epidemia nella popolazione indigena, ma anche quella di non riportare in Lombardia l’infezione per la quale l'Italia paga già un pesante contributo. 

Non sono state chiuse, ma da 68000 siamo passati a 28000 frontalieri. Meglio di niente. 

 

 

RESTATE A CASA !

 

 

 

Dr. Med. Jeffrey Pedrazzoli

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